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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 64
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originale
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64 Hunc, ubi tam teneros volucris matremque peremit,
qui luci ediderat, genitor Saturnius idem
abdidit et duro formavit tegmine saxi.
Nos autem timidi stantes mirabile monstrum
vidimus in mediis divom vorsarier aris.
Tum Calchas haec est fidenti voce locutus:
'Quidnam torpentes subito obstipuistis, Achivi?
Nobis haec portenta deum dedit ipse creator
tarda et sera nimis, sed fama ac laude perenni.
Nam quot avis taetro mactatas dente videtis,
tot nos ad Troiam belli exanclabimus annos;
quae decumo cadet et poena satiabit Achivos.'
Edidit haec Calchas; quae iam matura videtis."
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traduzione
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64 Quando poi ebbe ucciso gli uccellini cos? teneri e la loro madre, lo stesso padre Saturnio che lo aveva fatto uscire alla luce, lo nascose alla nostra vista e lo irrigid? ricoprendolo di una dura scorza di pietra della stessa sua forma. Noi, paralizzati dal terrore, avevamo visto l'immane mostro aggirarsi frammezzo alle are degli d?i. Allora Calcante disse con voce fiduciosa: 'Come mai, o achivi, siete rimasti d'un tratto intorpiditi dal terrore? Il creatore stesso degli d?i ci ha mandato questo prodigio, lento ad avverarsi e di esito tardivo fin troppo, ma segno di fama e di gloria perenne. Giacch?, per quanti uccelli voi avete visti uccisi dall'orribile dente, per altrettanti anni di guerra noi soffriremo sotto le mura di Troia; nel decimo anno essa cadr? e pagando il fio sazier? gli achivi'. Queste cose disse Calcante; vedete che ormai sono prossime a compiersi."
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